Interrogazione Parlamentare

18 marzo 2003

Iniziative per la messa in sicurezza del Carcere di Vallo della Lucania n. 3-01511 seduta del 18/03/2003

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Valentino, ha la facoltà di rispondere all’interrogazione di Oricchio n. 3-01511 (vedi allegato A – Interrogazioni sezione 5).

GIUSEPPE VALENTINO. Sottosegretario di Stato per la giustizia. In data 15 ottobre 2002 i detenuti albanesi Krasniqui Ismail, Isufi Bledar e Kume Arben sono evasi dalla casa circondariale di Vallo della Lucania, dopo aver praticato un foro nel muro della cella prospiciente la strada comunale.

In merito alla vicenda sono stati esperiti accertamenti amministrativi e sono in corso indagini da parte delle competente autorità giudiziaria.

La commissione ispettiva, pur avendo escluso uno stato di convivenza tra gli evasi e il personale, ha potuto accertare che gli operatori hanno dato dimostrazione, nella vicenda, di notevole negligenza valutabile sul piano disciplinare e ciò in relazione al fatto che l’evasione non si è determinata in un breve lasso di tempo, ma ha richiesto attività preliminari che si sono protratte per diversi giorni.

A tale proposito, la competente direzione generale del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria in data 7 novembre 2002 ha dato avvio all’azione disciplinare, ai sensi dell’articolo 5, terzo comma, lettera h), del decreto legislativo n. 449 del 1992 (sospensione dal servizio per un periodo da uno a sei mesi), nei confronti di tre unità di personale di polizia penitenziaria.

In data 16 gennaio 2003 la competente procura della Repubblica ha comunicato l’iscrizione nel registro degli indagati del suddetto personale in relazione alle fattispecie di reato previste dagli articoli 387 del codice penale (colpa del custode che cagione l’evasione di persone arrestate o detenute per un reato) e 479 del codice penale (falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici) e, pertanto, i procedimenti disciplinari sono stati sospesi, ai sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo n. 449 del 1992, dopo aver ricevuto da parte del funzionario istruttore la relazione conclusiva dell’inchiesta.

Lette le giustificazioni che gli incolpati hanno rimesso, secondo la procedura del citato decreto legislativo del 1992, e preso atto delle conclusioni cui è addivenuto lo stesso funzionario istruttore, la competente direzione generale ha ritenuto di soprassedere, per il momento, dall’assumere le determinazioni di natura cautelare nei riguardi del predetto personale.

In data 5 novembre 2002 il detenuto Krasniqui Ismail è stato tratto in arresto ed associato alla casa circondariale di Salerno; il 15 novembre 2002 e stato arrestato Kume Arben, attualmente ristretto presso la casa circondariale di Vallo della Lucania. Risulta ancora latitante il detenuto Isufi Bledar.

Si sottolinea, peraltro, che la scelta di assegnare presso quest’ultimo istituto i detenuti condannati per reati che destano particolare allarme sociale risponde all’esigenza di realizzare un livello omogeneo di distribuzione delle varie tipologie di detenuti, in ossequio a quanto disposto dagli articoli 14 e 32 dell’ordinamento penitenziario. Tale soluzione consente inoltre di concentrare e distribuire, nel più auspicabile dei modi, le risorse e gli strumenti tendenti alla rieducazione ed al reinserimento dei detenuti, evitando di utilizzare presso lo stesso istituto una serie troppo diversificata di impostazioni e modelli trattamentali e di disperdere la già esigua disponibilità di uomini e mezzi.

Per quando concerne la struttura, si evidenzia che l’istituto di Vallo della Lucania è situato presso un immobile, la cui costruzione risale al 1864, concepito come convento ed adattato a penitenziario nel 1951.

Il competente provveditorato regionale nell’ambito delle risorse disponibili, provvederà a far eseguire interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per migliorarne le condizioni igienico – sanitarie.

Nel programma di edilizia penitenziaria relativo agli anni 2003-2005 sono stati inseriti i seguenti interventi: per l’anno 2003, l’ampliamento del passeggio detenuti, per un importo stimato di 300 mila euro; per l’anno 2004, la ristrutturazione del muro di cinta, per un importo stimato di 250 mila euro.

In ordine alla proposta di costruire un nuovo istituto in sostituzione dell’attuale struttura, si ritiene opportuno sottolineare che ogni decisione in merito viene presa in seno al comitato paritetico per l’edilizia penitenziaria, tenuto conto, in via prioritaria, dell’elenco degli istituti da dimettere, perché strutturalmente inidonei, fissato con decreto ministeriale 30 gennaio 2001, emanato ai sensi della legge finanziaria 23 dicembre 2000, n. 388. oltre agli istituti inseriti nel predetto elenco, nel corso dell’ultima seduta tenutasi il 27 febbraio 2002, il comitato paritetico ha deliberato di inserire nella programmazione la costruzione dei nuovi istituti di Mistretta e Catania.

PRESIDENTE. L’onorevole Oricchio ha facoltà di replicare.

ANTONIO ORICCHIO. La risposta del sottosegretario non può lasciare assolutamente soddisfatto l’interrogante. Solo l’aspetto del tutto interlocutorio della risposta può far venia delle affermazioni del sottosegretario. In effetti, rileggendo l’interrogazione, si nota immediatamente che l’accenno all’evasione, comunque clamorosa, di tre pericolosi detenuti albanesi (addirittura attraverso l’apertura di un buco nel muro di cinta) rende di tutta evidenza la situazione di inidoneità, per un certo di popolazione carceraria, di un istituto allocato in un edificio del 1864. per il resto, la maggior parte dell’interrogazione verteva invece su un’altra problematica: quella cioè di far sì che questa sede di istituto carcerario fosse finalmente individuata come una di quelle sedi che potessero beneficiare di quanto previsto dalla normativa più recente (in particolare dalla legge n. 388 del 2001), nonché della possibilità di costruzione di carceri ed istituti penitenziari con progetti di finanza. Nei vari punti dell’interrogazione sono citati puntualmente provvedimenti dello stesso Ministero della giustizia (un decreto ministeriale del 30 marzo 1972, in applicazione della legge 12 dicembre 1971, n. 1133; uno studio dello stesso ministero datato 1985, che individuava determinante tabelle – in particolare la tabella n. 8 e la tabella n. 18 -, con gli standard richiesti per gli istituti penitenziari e con l’elenco degli istituti penitenziari che dovevano essere ricostruiti o ristrutturati): vi è inoltre l’accenno all’inserimento di questo istituto penitenziario carcerario nell’ambito del cosiddetto progetto Wolfe (di previsione comunitaria, che riguarda la rieducazione di detenuti particolarmente violenti o che abbiano commesso dei reati di particolare allarme sociale). Di tutto questo, devo dire la verità, nella risposta del ministero non vi è assolutamente nulla, di guisa che viene addirittura da dubitare che le stesse strutture ministeriali conoscano i provvedimenti che ho citato nell’interrogazione e che pure risultano da provvedimenti che dovrebbero essere ampiamente conosciuti (come il decreto ministeriale 30 marzo 1972 e delle tabelle dello studio ministeriale del 1985).

In conclusione, ritengo che il ministero debba porsi con attenzione la problematica di dare, o meno, effettivamente il via, a livello di comitato paritetico all’identificazione di istituti penitenziari da costruire con progetti di finanza (o in project financing), come era previsto dalla legge finanziaria n. 388 del 2000.

Purtroppo, ad oggi, non vi è stata l’identificazione di nessuna serie di istituti, tranne gli ultimi due citati dal sottosegretario risalenti al febbraio scorso, vale a dire quelli di Mistretta e Catania.

Mi pare che questa sia una pecca alla quale, sicuramente, dovrà porsi rimedio e mi auguro che ci siano il tempo e la disponibilità del Ministero al fine di rivedere la situazione per questo istituto carcerario, ma anche per gli altri. Ciò affinché, finalmente, ci possano essere istituti che non siano più i <<primi non beneficiari>> dei provvedimenti di legge e per i quali, come è scritto nell’interrogazione, si provveda invece alla realizzazione di nuove strutture sostitutive di quelle esistenti, la cui inefficienza è stata dimostrata proprio dall’episodio dell’evasione.